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Autore: S. Consonni, M. Ferrari, T. Greco

Collana: BT - 12 - Giu 01 - Utilizzazione termica dei rifiuti

Note:
Il recupero di energia costituisce una delle strategie prioritarie per lo smaltimento delle

sempre più imponenti quantità di rifiuti solidi urbani (RSU) generati dalle società del

benessere. I sistemi tradizionalmente impiegati constano di un combustore (a griglia o a letto

fluido), una caldaia per il recupero di calore dai prodotti di combustione ed un ciclo Rankine a

vapore, eventualmente cogenerativo. I problemi tecnologici dovuti alla pessima qualità del

“combustibile rifiuto” e la taglia modesta (al più qualche decina di MW elettrici) penalizzano

sostanzialmente le prestazioni del sistema di produzione dell’energia: il rendimento netto

degli impianti per la sola produzione di elettricità è raramente superiore al 22-24%. Un modo

per ridurre queste pesanti penalizzazioni è lo sviluppo di nuove tecnologie quali la pirolisi e la

gassificazione, che tuttavia appaiono ancora lontane dalla realtà commerciale; il bilancio

economico degli impianti di termoutilizazione diventa infatti accettabile solamente quando

l’affidabilità e la continuità del servizio sono elevatissime (almeno 6500-7000 ore/anno di

funzionamento), una situazione oggi conseguibile solo con gli impianti tradizionali a griglia o

a letto fluido.

Un altro modo per aumentare il rendimento del recupero di energia senza ricorrere a

nuove tecnologie è l’integrazione tra sistema di termoutilizzazione dei rifiuti e sistemi

convenzionali per la generazione di elettricità da combustibili fossili (cicli Rankine a vapore e

cicli combinati). La tesi discute le configurazioni impiantistiche e quantifica i benefici

termodinamici derivanti da questa integrazione, nella fattispecie l’aumento del rendimento

netto di generazione di elettricità, oltre ad affrontare il problema dal punto di vista economico

e di impatto ambientale.