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Scelti per voi: Italia e biodiesel

NEI BIOCARBURANTI TUTELARE LE AZIENDE NAZIONALI
Il sito Rinnovabili.it ha intervistato Maria Rosaria Di Somma, Direttore Generale di Assocostieri – UPB sul tema della concorrenza nel settore dei biocarburanti, dimostrando di fatto come la certificazione degli operatori nazionali e del prodotto da essi distribuito (vedere news "CTI e certificazione del biodiesel") possa essere una soluzione reale ad un problema cogente. Ecco il testo del lungo servizio realizzato da Lavinia Carli.
«Cresce anche in Italia il settore dei biocombustibili: solo nel 2008, l’Italia si è collocata al terzo posto in Europa per capacità produttiva e produzione totale. Ma il Direttore Generale dell’Unione Produttori di Biocarburanti avverte: “Il Governo ora garantisca alle aziende nazionali una sana competizione con i prodotti di importazione”.
Sono sempre più al centro dell’attenzione per le grandi opportunità economiche che offrono e i ridotti impatti ambientali in grado di generare. Il mercato dei biocarburanti è arrivato a un momento di svolta decisivo anche nel nostro Paese, grazie ai numerosi progetti di ricerca e allo sviluppo di una filiera industriale competitiva. Ora, però, sembra che per gli operatori all’orizzonte si stia affacciando qualche nuvola. Quelle della concorrenza “sleale” che porta sul mercato sempre più spesso prodotti di importazione, minacciando la produzione interna delle nostre aziende. Ne abbiamo parlato con Maria Rosaria Di Somma, Direttore Generale di Assocostieri – Unione Produttori Biocarburanti, per capire quali saranno, nei prossimi anni, le linee di sviluppo del mercato dei biocarburanti nel nostro Paese.
Lavinia Carli: Dottoressa Di Somma Assocostieri – Unione Produttori Biocarburanti – ha alle spalle molti anni di attività. Quali sono state, secondo lei, le tappe più significative dello sviluppo del comparto del biodiesel in Italia?
Maria Rosaria Di Somma: La nascita dei biocarburanti è da ricondursi alla direttiva 2003/30 dell’8 Maggio 2003 sulla promozione dell’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti. La direttiva aveva raccomandato agli Stati membri di provvedere ad immettere in consumo sui loro mercati e a stabilire degli obiettivi nazionali nelle percentuali minime di biocarburanti, indicando l’obiettivo del 2%, calcolato sulla base del tenore energetico, di tutta la benzina ed il gasolio per trasporto immessi sul mercato entro il 31 Dicembre 2005, e l’obiettivo del 5,75% entro il 31 Dicembre 2010. Il carattere di volontarietà espresso dalla direttiva non è stato raccolto in Italia, mentre la Francia e la Germania hanno immediatamente aderito alla direttiva, superando in alcuni casi, anche l’obiettivo indicato dalla Commissione Europea. In Italia la grande svolta sullo sviluppo dei biocarburanti si è registrata con la Legge Finanziaria 2007, che non solo ha recepito gli obiettivi della direttiva 2003/30, ma ha anche imposto delle percentuali di obbligo per gli anni 2007, 2008 e 2009 nella misura, rispettivamente, dell’1, 2 e 3%, stabilendo un’adeguata sanzione in caso di inadempienza. In realtà, la normativa è stata attuata solo a partire dall’anno 2008 con il 2% di obbligo, in quanto nel corso del 2007 si sono dovuti predisporre tutti i decreti di attuazione che la norma primaria richiedeva. Nonostante la legge offra alle compagnie petrolifere soggette all’obbligo l’opportunità di adempiere all’obbligo utilizzando, indifferentemente, biodiesel, bioetanolo o ETBE, l’obbligo è stato quasi esclusivamente onorato facendo ricorso al biodiesel.
L.C.: In rapporto alle altre nazioni europee, qual è l’andamento della produzione di biodiesel nel nostro Paese oggi? Come si sente di giudicare i risultati raggiunti fino a questo momento dall’Italia in tutto il comparto?
M.R.D.S: In rapporto con le altre nazioni europee, in materia di capacità produttiva e di produzione, l’Italia risulta al 3° posto, ma il distacco tra la Germania e la Francia, rispettivamente al 1° e 2° posto, è abbastanza rilevante in termini di volume, in quanto, nel 2008, la Germania ha prodotto 2.800.000 tonnellate di biodiesel, la Francia 1.800.000, mentre l’Italia solo 670.000. Certamente il nostro Paese ha fatto un grande sforzo per organizzare una filiera di operatori ed un quadro normativo che consentisse la piena attuazione dell’obbligo. Bisogna dire che sia per il 2008 che per il 2009 non sono state applicate sanzioni. Il sistema industriale ha risposto, nelle varie componenti costituite dalle compagnie petrolifere soggette all’obbligo e dai produttori di biodiesel che non hanno fatto mancare la disponibilità del prodotto, ottimizzando anche la logistica esistente per facilitare l’utilizzo del biodiesel da parte degli impianti di raffinazione. E’ noto come il biodiesel venga utilizzato esclusivamente in miscela con gasolio in una percentuale massima del 7%. La situazione di rispondenza agli obblighi ha indotto il Ministero dello Sviluppo Economico, con decreto del 25 Gennaio 2010, ad incrementare la quota minima di immissione in consumo di biocarburanti, nella misura del 3,5 – 4 e 4,5% rispettivamente per gli anni 2010, 2011 e 2012.
L.C.: La vostra associazione riunisce le principali aziende che producono Biodiesel in Italia. Quali sono le istanze e i nodi critici su cui i vostri associati pensano si debba intervenire con più urgenza?
M.R.D.S: La nostra Associazione raggruppa tutte le aziende italiane che producono biodiesel. Ad oggi il settore si trova ad affrontare due grandi criticità che stanno incidendo pesantemente sulla sopravvivenza delle aziende e degli impianti, in particolare l’eliminazione degli incentivi a partire dal 1 Gennaio 2010, con l’entrata in vigore della legge Finanziaria 2010. Gli operatori di settore stanno anche risentendo del sempre più crescente fenomeno delle importazioni di biodiesel. Nel mese di Giugno 2010, le importazioni di biodiesel hanno raggiunto quasi l’80% del mercato nazionale. Si tratta di biodiesel proveniente da paesi extra-europei (principalmente Argentina), agevolato all’origine che, quindi, pone il prodotto nazionale in una posizione non competitiva. Proprio in questi giorni l’Associazione Spagnola dei produttori di biodiesel ha denunciato un’analoga situazione, dichiarando che il 75% degli impianti di produzione di biodiesel in Spagna sono fermi ed il 60% del biodiesel immesso sul mercato nazionale è di importazione, in prevalenza proveniente dall’Argentina. La nostra Associazione ha richiesto un intervento urgente al Governo, ed in particolare al Ministero dello Sviluppo Economico, per arginare questo fenomeno di concorrenza sleale, ed evitare il completo abbandono, da parte degli operatori nazionali, dell’attività di produzione di biodiesel. Tale situazione risulta ancor più grave se si pensa che lo Stato italiano, al pari degli altri Stati Europei, si appresta ad inviare alla Commissione il Piano di Azione Nazionale per le Fonti Rinnovabili, per l’attuazione della direttiva 28/2009 in materia di fonti rinnovabili, tra cui il settore dei trasporti.
L.C.: Quali potrebbero essere, a suo avviso, gli interventi che potrebbero adottare Governo e Parlamento per sostenere, soprattutto nei prossimi anni, lo sviluppo degli investimenti privati in questo settore?
M.R.D.S.: L’attuale momento vede l’industria dei biocarburanti molto impegnata nella ricerca di materie prime e di tecnologie innovative per assicurare al mercato i severi criteri di sostenibilità del prodotto imposti dalla direttiva 28/2009 che deve essere recepita nel nostro ordinamento entro il 5 Dicembre 2010. Con l’emanazione del decreto legislativo, i produttori di biodiesel dovranno immettere sul mercato prodotto che assicuri il 35% di riduzione dei gas serra, la tracciabilità e la certificazione dei prodotti a partire dall’agricoltura, alla spremitura, alla raffinazione dell’olio e alla produzione del biodiesel. La percentuale della riduzione dei gas serra sarà gradualmente incrementata al 50 ed al 60%. Molte iniziative di ricerca sono in avanzato stato di studio e di realizzazione sostenere il mercato dei biocarburanti di seconda generazione e da rifiuti. In tale contesto è essenziale che il Governo intervenga ed assicuri intanto un quadro normativo certo che metta in condizione i produttori nazionali di non essere penalizzati rispetto ai produttori comunitari ed extra-comunitari. Bisogna poi garantire alle aziende produttrici nazionali una sana competizione con i prodotti di importazione. Ma pensiamo anche all’introduzione di forme incentivanti, non necessariamente basate sulla fiscalità, che potrebbero, in linea con quanto indicato nella direttiva 28/2009, sostenere l’industria soggetta ai pesanti oneri derivanti dall’attuazione della direttiva, ed evitare l’incremento del prezzo al consumo.
L.C.: In un’intervista che rilasciò due anni fa al nostro quotidiano lei sosteneva che i biocarburanti sarebbero stati “l’unica alternativa al petrolio” e che l’obiettivo del loro utilizzo intorno al 10% al 2020 era per voi “assolutamente raggiungibile”. Oggi lei si sente di confermare questa analisi o, alla luce della crisi finanziaria che si è scatenata a fine 2008, pensa che si debbano rivedere le stime di produzione e utilizzo del biodiesel nei prossimi dieci anni?
M.R.D.S.: I biocarburanti intervengono a soddisfare, per il settore dei trasporti, l’obbligo del 10% imposto dalla direttiva. Contemporaneamente è stata emanata anche una seconda direttiva, la 30/2009, la cosiddetta Fuels che impone alle compagnie petrolifere e motoristiche di abbattere del 6% le emissioni. Ad oggi tali obblighi possono essere raggiunti solo attraverso l’utilizzo dei biocarburanti. La nostra stima di essere in grado di rispondere all’obbligo del 10%, fissato dalla direttiva, viene confermata. Tale conferma si riscontra anche nel Piano Nazionale elaborato dal Ministero dello Sviluppo Economico. L’Italia dispone di una rilevante capacità produttiva in termini di biodiesel e di bioetanolo, anche alla luce di realizzazione di nuovi impianti di seconda generazione. Certamente sarà importante intervenire anche attraverso lo sviluppo dell’utilizzo del biodiesel nel settore dell’extra-rete che consente una percentuale di miscelazione del 25% e seguire l’introduzione della miscelazione al 10% biodiesel/gasolio quando saranno disponibili le nuove specifiche adottate dal CEN.
L.C.: Avete da poco presentato i primi risultati della ricerca M.A.M.B.O., un progetto che mira a produrre biodiesel da microalghe attraverso l’impiego di fotobioreattori. Secondo lei quanto saranno importanti, per la futura produzione di biodiesel, i risultati di questo progetto?
M.R.D.S.: Il convegno sulle alghe si è tenuto lo scorso 22 Giugno presso Confindustria, alla presenza di rappresentanti dei Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente, delle Politiche Agricole e dell’Agenzia delle Dogane. I risultati della prima fase del progetto sono stati presentati dai relatori accademici dell’Università di Firenze e della Stazione Sperimentale Oli e Grassi. Ad oggi si è proceduto all’individuazione del tipo di alga, del tipo di vasca, e della tecnologia di estrazione, ma anche alla caratterizzazione dell’olio nonché a definire la fattibilità economica. I risultati incoraggianti hanno portato le aziende produttrici di biodiesel che aderiscono al Progetto MAMBO a procedere alla definizione dell’impianto pilota, ai test di produzione, alle analisi di fattibilità industriale, alla valorizzazione del residuo proteico ed alla fattibilità economica complessiva.

 



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